TUTTI AL MUSEO

Tutti al Museo con TerrEvolute

Museo Nazionale e Area Archeologica di Altino

Al Museo di Altino? Si, avete capito bene! Venite a trovarci, vi racconteremo la storia di luoghi straordinari! La gronda lagunare prospiciente ad Altino è stata frequentata sin dalla Preistoria per le sue particolari caratteristiche idro-geomorfologiche: era un’area di terre emerse, attraversata da corsi d’acqua e canali che sfociavano in laguna e, da qui, in mare Adriatico.

A partire almeno dal VI secolo a.C., i Veneti iniziarono a sfruttare appieno le potenzialità dell’area grazie alla loro abilità nella gestione delle acque; furono loro a fare di Altino un grande e importante centro emporico, che attirò in seguito l’attenzione dei Romani, trovandosi anche sull’importante tracciato viario diretto ad Aquileia, la via Annia. I Romani eseguirono in questa zona rilevanti opere di bonifica, creando fossae transversae in grado di trasformare un sito potenzialmente malsano in una città salubre e popolosa. Una città attraversata e circondata dall’acqua, dotata di approdi lungo i canali interni e di un impianto portuale affacciato sulla laguna. Al tempo Altino era un punto di riferimento non solo per il territorio, i centri dell’entroterra e quelli d’Oltralpe, ma anche per le rotte che interessavano l’Adriatico e gli spazi lagunari. Lo sviluppo e la fortuna del centro dipesero fortemente dal contesto ambientale, come anche il suo progressivo abbandono, che si verificò durante l’Altomedioevo, quando venne a mancare il costante controllo delle acque e delle opere di bonifica realizzate in precedenza. Dal decadimento della città e fino alla fine del 1800, questo sito si trasformerà in un luogo paludoso e malarico. Ci vorranno più di 1000 anni perché le bonifiche ottocentesche riconvertano Altino in luogo a destinazione agricola e un altro secolo perché le condizioni particolari di questi terreni restituiscano alla storia informazioni per lungo tempo nascoste da ambienti acquitrinosi.

“Museo del Paesaggio”

A Torre di Mosto, un piccolo comune dell’entroterra veneto sorge un museo immerso nel cuore della bonifica, stiamo parlando del MUPA il Museo del Paesaggio. Situato tra il fiume Livenza e il canale Brian, il museo è inserito in un contesto di paesaggio che svela scorci naturalistici di straordinaria bellezza e ambienti sapientemente modellati dall’ingegno umano. Il MUPA è un polo artistico culturale degno di nota, in cui l’arte si fonde con il paesaggio comunicando il valore di questi luoghi e mantenendo viva la memoria del passato anche attraverso visite esperienziali e attività didattiche rivolte ai più piccoli.

Il museo, che in questo momento ospita “Fabula/Viaggio in Oriente” curata da Giorgio Baldo, nei giorni del Festival offrirà nuove proposte artistiche tutte da scoprire e vivere, momenti esemplificativi di come il paesaggio accolga e valorizzi opere d’arte. Si tratta di due mostre interamente all’aperto, realizzate in collaborazione e con il sostegno di TerreEvolute|Festival della bonifica e del Consorzio di Bonifica del Veneto Orientale. La prima, dal titolo fortemente evocativo, “Gli occhi degli alberi”, è un nucleo di 6 sculture monumentali, che si illuminano di sera. Sono le opere dell’artista Pino Castagna con cui si inaugura il Parco della scultura del MUPA. La seconda titola “Svolgi-menti” e racconta l’idea di un parco lungo 50 chilometri in cui arti, architetture, nature si fondono e confondono tra le acque del Canale Brian.